martedì 27 settembre 2011

Vado alla posta: non aspettarmi per cena

Vai alla posta per spedire una raccomandata e ti rendi conto di come passerai la giornata all'interno dell'ufficio postale.
Per fortuna che non hai altri impegni fino alla chiusura delle ore 19; altrimenti saresti stato posto davanti all'amletico dubbio: spedisci la raccomandata o vivi la tua giornata da cittadino libero?
La devi spedire, ovviamente te sei ridotto all'ultimo giorno e ti rassegni.
Ti fai cogliere da un velato ottimismo e mentre arrivi all'entrata, prima del duetto con la macchinetta che distribuisce i numeri, pensi "se me dice bene me la cavo con 50 persone e per pranzo sono a casa".
Ore 10.08... ti poni davanti allo strumento definito, dai più tecnologici, l'eliminacode. Per i più antichi è "quellaffareinfernalechedainumericomeersuperenalottomanonsevince".
Sono io di fronte a lei, gialla canarino (o giallo limoncello a seconda dei gusti)la guardo e poi premo il tasto, una "P" che potrebbe stare per "provaci", "Poche persone" e puntualmente si tramuta in un "PORCA PUTT***". Ho il numero P387, BEN due sportelli aperti e siamo già al numero P192.
Torni a casa dopo appena 4 ore, sudata, stanca, tramortita nemmeno fossi reduce da una gita sulle Alpi insieme agli elefanti di Annibale. E ti accorgi che dovevi fare anche un conto corrente ma lo avevi chiaramente dimenticato a casa ed ora devi tornare in quel luogo. Ti organizzi, reciti un rosario e riparti alla volta del malvisto ufficio dove troverai le persone che quando ti hanno visto uscire ti hanno lanciato sguardi di fuoco e tra i denti ti hanno tirato un paio di accidenti perchè "hai già fatto" mentre loro sono ancora a fare la fila.
Vajelo a far capire che anche tu eri andato per una banale operazione e sei rimasto vittima di un sequestro di persona.

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