giovedì 16 febbraio 2012

Coelho diceva "Undici minuti", Flavia si limita a "five minutes"

venerdì 10 febbraio 2012

13.31: torna la neve a Roma. Nevica per ben 5 minuti, 300 secondi che scatenano un coprifuoco degno di una guerra mondiale al quale, stavolta, i presunti organi competenti si erano preparati tanto quanto un atleta per le Olimpiadi. Alemanno, cronometro alla mano, è pronto a misurare i tempi di attuazione dell'infallibile piano messo a punto dopo una full immersion di partite a Risiko contro la Protezione Civile.

ore 13.32: scattato il piano antineve per i mezzi pubblici. In sintesi tutti vanno al deposito e ne gira uno su dieci con tempi di percorrenza pari ad una tartaruga alla moviola.

ore 13.32 e 35 secondi: a piazzale Appio si distribuiscono le pale che, nel frattempo, sono arrivate a Roma insieme ai taglialegna coadiuvati dalle Giovani Marmotte.

ore 13.33: il sindaco prolunga l'obbligo di catene o gomme termiche fino alla mezzanotte dell'11 febbraio. Ma dico io... prolunghiamolo fino al 21 marzo giorno che, "calendariamente parlando", segna l'arrivo della Primavera!

ore 13.34: Cisalfa toglie i saldi dagli scarponi da sci e li ripiazza sui costumi da bagno.

ore 13.35: il sindaco ipotizza di chiudere scuole ed uffici pubblici anche per il successivo lunedì.
Io ho un'idea migliore! E se chiudessimo pure i negozi, i centri commerciali, i bagni pubblici, il Raccordo Anulare, lo spazio aereo su Roma e piazza San Pietro (anche se non ricade nella nostra giurisdizione)?

ore 13.36: smette di nevicare. Cisalfa consulta il sito meteo dell'aeronautica e decide di piazzare i saldi sugli sci e sugli accappatoi (ah la par condicio...)


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